di Angela Giusti – Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps-Iss)
26 giugno 2014 - Il titolo dell’edizione 2014 del rapporto sulla pratica ostetrica nel mondo, “A Universal Pathway. A Woman's Right to Health”, richiama i due assi delle politiche necessarie: l’accesso universale e il diritto delle donne alla salute. Nel report, prodotto congiuntamente dall’Unfpa, Who e Icm, la parola “midwifery” è stata tradotta in italiano concettualmente come “pratica ostetrica” e letteralmente, in francese, come “la pratique de sage-femme”, connotandola fortemente al femminile. La pratica ostetrica, come elemento chiave della cura (in inglese care) per la salute sessuale, riproduttiva, materna e neonatale, è infatti definita come «i servizi e la forza lavoro necessaria a sostenere e prendersi cura delle donne e dei neonati, inclusa la salute sessuale e riproduttiva e, in particolare, l’assistenza alla gravidanza, al parto e nelle cure postnatali». [1] Questa ampia definizione consente un’analisi dei diversi modi in cui la pratica ostetrica viene offerta da una gamma di professionisti, pur rimanendo come figura professionale di riferimento quella dell’ostetrica – appunto la midwife – individuata per garantire la continuità di cure necessarie alle donne e ai bambini nelle proprie comunità di appartenenza.Il report è centrato soprattutto su 73 Paesi a basso e medio reddito nei quali si concentra la maggiore mortalità materna, neonatale e perinatale e nei quali è presente un numero insufficiente di forza lavoro medica, ostetrica e infermieristica dedicata alla salute della donna e dei neonati.
I messaggi chiave sono:
- Nei 73 Paesi inclusi nel Countdown to 2015 si concentra il 92% della mortalità materna, neonatale e perinatale e solo il 42% della forza lavoro medica, ostetrica e infermieristica. In questi Paesi la forza lavoro è spesso più carente nelle aree dove i tassi di mortalità materna e neonatale sono più alti.
- Solo 4 dei 73 Paesi hanno una forza lavoro di ostetriche in grado di rispondere ai bisogni universali per i 46 interventi essenziali per la salute sessuale, riproduttiva, materna e neonatale. (vedi allegato 4 del report)
- I Paesi stanno investendo per ampliare e offrire servizi di pratica ostetrica equi, ma non ci sono dati per determinare la disponibilità, accessibilità, accettabilità e qualità della forza lavoro ostetrica.
- Le ostetriche che sono formate e regolamentate secondo gli standard internazionali sono in grado di offrire l’87% delle cure essenziali necessarie alle donne e ai neonati.
- Per consentire alle ostetriche di lavorare efficacemente, i servizi devono essere attrezzati per offrire servizi appropriati, incluse le emergenze (trasfusione di sangue, taglio cesareo, rianimazione neonatale).
- Avere dati accurati sulla forza lavoro ostetrica permette ai Paesi di pianificare efficacemente. Questo comporta un minimo di 10 informazioni che tutti i Paesi dovrebbero raccogliere: personale in organico, percentuale di tempo dedicato alla salute riproduttiva, materna e neonatale, ruoli, distribuzione per età, età pensionabile, durata della formazione di base per ostetrica, iscrizioni ai corsi di formazione per ostetrica, tasso di abbandono e di completamento della formazione e licenziamento volontario dalla forza lavoro.
- La legislazione, la regolamentazione e l’abilitazione della pratica ostetrica consente alle ostetriche di offrire l’assistenza di alta qualità per la quale sono preparate e di proteggere la salute delle donne. L’assistenza di alta qualità da parte dell’ostetrica per le donne e i bambini salva vite e contribuisce ad avere famiglie in salute e comunità più produttive.
- Il rendimento dell’investimento è vantaggioso:
- investire nella formazione delle ostetriche, con l’offerta di servizi basati sulla comunità, potrebbe portare a una resa pari a 16 volte l’investimento in termini di vite salvate e costi evitati per tagli cesarei
- investire sulle ostetriche disimpegna medici, infermieri e altre figure sanitarie che possono focalizzarsi su altri bisogni di salute e contribuisce a raggiungere una grande convergenza: ridurre le infezioni ed eliminare la mortalità materna e neonatale prevenibile.
Partendo dall’assunto che le donne in gravidanza sono sane a meno che non insorgano complicazioni o segni di complicazioni, e che l’assistenza ostetrica fornisce l’assistenza preventiva e di supporto per l’accesso alle cure di emergenza quando necessario, Midwifery2030 promuove modelli di cura centrati sulla donna e gestiti dall’ostetrica, che hanno dimostrato di generare i maggiori benefici di salute e risparmio economico rispetto ai modelli di cura medicalizzati. Il modello di midwifery care richiamato è quello già delineato nel World Health Report 2005 “Make every mother and child count”, e prevede un sistema di primo livello collocato vicino alle donne, de-medicalizzato ma professionale, offerto a tutte le donne e neonati preferibilmente da ostetriche o, in alternativa, da medici o infermieri se formati adeguatamente e competenti. Le strutture dovrebbero essere gestite da ostetriche (midwife-led), anche all’interno dei reparti di maternità ospedalieri. La cura di primo livello prevede poi un sistema di riferimento efficiente, multiprofessionale, dotato di ginecologi e pediatri in tutti gli ospedali.
Fonte: Unfpa. The state of the World’s Midwifery. 2014
Leggi la sintesi in italiano del programma Midwifery2030 (pdf 1 Mb).
Riferimenti
- Unfpa. The state of the World’s Midwifery. 2014, pag iii
- Unfpa. The state of the World’s Midwifery. 2014, pag 33
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