Partorire a casa.
Una questione di … sicurezza?
di Ivana Arena
In questi giorni, si sta parlando molto del parto a
casa, in seguito alla delibera di Zingaretti che finalmente ne autorizza
il rimborso parziale. Ciò ha scatenato una ridda di commenti incentrati
sulla sicurezza di questa pratica, anche rispolverando antiche leggende
metropolitane *
Immaginiamo
il seguente scenario:
30/05/2017 – Da tutti i giornali è riportata la
notizia che il Presidente della Regione Lazio ha finalmente sbloccato, dopo
anni di attesa e dopo che in altre Regioni ciò era deliberato già da tempo, la
possibilità di avere un rimborso sull’acquisto di una bicicletta per chi ne
facesse richiesta. Il rimborso sarà di solo il 30% della spesa ma viene
interpretato come un forte segnale del sostegno da parte della regione per la
pratica dell’andare in bicicletta. Ecco le parole del Presidente: “Sappiamo
tutti quanto andare in bicicletta possa essere benefico per i cittadini e
immaginiamo che i vantaggi saranno anche di natura economica in quanto speriamo
che l’incentivo possa diminuire il traffico e l’inquinamento in città.”
Naturalmente, ha precisato il Presidente della Regione Lazio,
chi vorrà fare richiesta di rimborso sull’acquisto di una bicicletta
dovrà avere il benestare del medico sportivo e un certificato di sana e
robusta costituzione altrimenti il rimborso non verrà concesso. La
delibera ha suscitato vivaci polemiche a livello mediatico e la
viva preoccupazione dei produttori di automobili i quali hanno divulgato un
comunicato stampa che ha trovato ampio risalto, in cui si sottolineano “I
rischi noti legati alla pratica di andare in bicicletta, con sicure e serie
conseguenze a livello di incidenti e pericolosità, soprattutto per i bambini.
Siamo certi che l’Italia non sia pronta per questa pratica visto che nel resto
d’Europa, laddove purtroppo si incentiva l’uso della bicicletta, bisogna
allertare un’ambulanza prima di mettersi in viaggio in modo che questa possa
seguire il ciclista passo passo ed eventualmente soccorrerlo, senza considerare
le spese che sarebbero necessarie per adeguare le nostre infrastrutture.” Il
comunicato sottolinea anche come siano veramente pochi coloro che possono
realmente pensare di andare in bicicletta con un minimo di sicurezza e come
“bisognerebbe permetterlo soltanto a chi ha meno di trent’anni, è in condizioni
di salute ottimali e non è alla prima esperienza, criteri che
escludono da questa pratica la maggior parte dei potenziali ciclisti”. Di
contro, conclude il comunicato, i soldi pubblici andrebbero usati per
incentivare sempre più l’uso dell’automobile, un mezzo di trasporto
notoriamente sicuro ed efficace. Le associazioni dei ciclisti rispondono che
andare in bicicletta è sicuro purché si rispettino le giuste regole di
prudenza, risposta passata in sordina in confronto al comunicato
dei produttori di automobili.
*da molti anni si favoleggia a proposito della presenza di
un’ambulanza sotto la casa di ogni donna che partorisce presso il proprio
domicilio nei civili paesi del Nord Europa per spiegare perché da noi questo
non è raccomandabile. Una volta per tutte confermiamo che si tratta di
una vera e propria leggenda metropolitana :-)
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