giovedì 22 maggio 2014

Partorire a casa. Una questione di … sicurezza? di Ivana Arena

Partorire  a casa.

Una questione di … sicurezza?
di Ivana Arena

In questi giorni,  si sta parlando molto del parto  a casa,  in seguito alla delibera di Zingaretti che finalmente ne autorizza il rimborso parziale. Ciò  ha scatenato una ridda di commenti incentrati sulla sicurezza di questa pratica, anche rispolverando antiche leggende metropolitane *

Immaginiamo il seguente scenario:



30/05/2017 – Da  tutti i giornali è riportata la notizia che il Presidente della Regione Lazio ha finalmente sbloccato, dopo anni di attesa e dopo che in altre Regioni ciò era deliberato già da tempo, la possibilità di avere un rimborso sull’acquisto di una bicicletta per chi ne facesse richiesta. Il rimborso sarà di solo il 30% della spesa ma viene interpretato come un forte segnale del sostegno da parte della regione per la pratica dell’andare in bicicletta. Ecco le parole del Presidente: “Sappiamo tutti quanto andare in bicicletta possa essere benefico per i cittadini e immaginiamo che i vantaggi saranno anche di natura economica in quanto speriamo che l’incentivo possa diminuire il traffico e l’inquinamento in città.”   Naturalmente, ha precisato il Presidente della Regione Lazio,  chi vorrà fare richiesta di rimborso sull’acquisto di una bicicletta dovrà avere il benestare  del medico sportivo e un certificato di sana e robusta costituzione  altrimenti il rimborso non verrà concesso. La delibera ha  suscitato vivaci polemiche  a livello mediatico e la viva preoccupazione dei produttori di automobili i quali hanno divulgato un comunicato stampa che ha trovato ampio risalto, in cui si sottolineano “I rischi noti legati alla pratica di andare in bicicletta, con sicure e serie conseguenze a livello di incidenti e pericolosità, soprattutto per i bambini. Siamo certi che l’Italia non sia pronta per questa pratica visto che nel resto d’Europa, laddove purtroppo si incentiva l’uso della bicicletta, bisogna allertare un’ambulanza prima di mettersi in viaggio in modo che questa possa seguire il ciclista passo passo ed eventualmente soccorrerlo, senza considerare le spese che sarebbero necessarie per adeguare le nostre infrastrutture.” Il comunicato sottolinea anche come siano veramente pochi coloro che possono realmente pensare di andare in bicicletta con un minimo di sicurezza e come “bisognerebbe permetterlo soltanto a chi ha meno di trent’anni, è in condizioni di salute ottimali  e  non è alla prima esperienza,  criteri che escludono da questa pratica la maggior parte dei potenziali ciclisti”.  Di contro, conclude il comunicato, i soldi pubblici andrebbero usati per incentivare sempre più  l’uso  dell’automobile, un mezzo di trasporto notoriamente sicuro ed efficace. Le associazioni dei ciclisti rispondono che andare in bicicletta è sicuro purché si rispettino le giuste regole di prudenza,  risposta  passata in sordina in confronto al comunicato dei produttori di automobili.

*da molti anni si favoleggia a proposito della presenza di un’ambulanza sotto la casa di ogni donna che partorisce presso il proprio domicilio nei civili paesi del Nord Europa per spiegare perché da noi questo non è raccomandabile.  Una volta per tutte confermiamo che si tratta di una vera e propria leggenda metropolitana :-)


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