E' di questi giorni il lancio della nuova serie di Real Time TV, sul digitale terrestre gratuito, dal titolo "Ostetriche. Quando nasce una mamma". Una produzione basata da Magnolia s.p.a. e prodotta da Artsana Group.
Il programma ripercorre purtroppo un cliché già visto: consigli basati sulle opinioni personali, spesso datate e superate dalle più recenti evidenze scientifiche e dalle conoscenze sulla norma biologica, e prodotti commerciali bene in vista, spacciati per necessità. Ora, nulla vieta alle aziende di fare il loro lavoro, soprattutto se sono aziende serie. Chicco produce ausili per l'allattamento che molti genitori utilizzano se e quando decidono di farlo, sulla base della propria necessità. Ma far passare l'idea che siano necessari é un'altra storia. E fare veicolare un messaggio pubblicitario attraverso delle professioniste sanitarie é grave, oltre che regolamentato dal Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno e da numerosi documenti di politica sanitaria del nostro Paese. Ci sono limiti imposti dalla legge e misure di protezione della salute di popolazione che le aziende devono rispettare. E se non li rispettano le aziende, siamo noi professionisti sanitari a dover esigere il rispetto dei confini. Il conflitto d'interesse é lì, quando suggerisco a quella mamma di prendere quell'integratore perché l'azienda mi paga l'attrezzatura dello studio, o suggerisco l'uso di quel ciuccio, quel biberon o quel tiralatte perché l'azienda mi paga il corso d'aggiornamento. Non sono solo i pediatri ad essere bersagliati dalle aziende private, lo sono sempre di più anche le ostetriche. Per questo dobbiamo mobilitarci, perché siamo portatrici di Buone Pratiche, non veicoli pubblicitari. E le donne si fidano di noi.
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