lunedì 16 novembre 2015

Convegno nazionale IRIS. Guardare vicino, vedere lontano. Milano, 11 dicembre 2015

Ogni nostra azione ha ricadute nell'esperienza presente e nel futuro. 

Il 9° convegno IRIS affronta il tema dell'agire professionale, al di là delle prassi e delle azioni omologate, "perché si é sempre fatto così", perché é difficile trovare la forza e la motivazione per mettere in discussione le procedure del luogo in cui si opera.


Nel Convegno si proporrà una riflessione su come la qualità del nostro sguardo nell'assistenza ocndizioni le scelte procedurali e come sia possibile coniugare scienza e personalizzazione dell'assistenza. 


Per approfondimenti sul programma del convegno e per iscrizioni, vedi la brochure.



Insieme al convegno, sono inoltre previsti 2 workshop


WORKSHOP 1. “Oltre il lamento: saper vedere come è possibile cambiare, nonostante tutto ...” 
Milano, 10 dicembre 2015 ore 8:30 – 18.00, presso La Lunanuova, via Settembrini 3. Conducono Silvia Rovetta, psicologa, Giovanna Bestetti, psicopedagogista, Michela Castagneri, ostetrica, Anita Regalia, ginecologa. I posti a disposizione sono 20, non verranno assegnati crediti ECM. Vedi locandina per info e iscrizioni.

 
WORKSHOP 2. “Saper vedere, saper valutare: come usare le prove di efficacia per migliorare la pratica clinica nel percorso nascita”
Milano, 12 dicembre 2015 ore 8:30 – 18.00. Conducono Angela Giusti, ostetrica, e Alberto Perra, medico epidemiologo. I posti a disposizione sono 25, verranno assegnati 10,5 crediti ECM. Vedi locandina per info e iscrizioni.

lunedì 2 novembre 2015

Competenze avanzate per il sostegno all'allattamento. III edizione, 29-30 novembre 2015.

A grande richiesta, riproponiamo il corso sulle competenze avanzate, arricchito di nuovi contenuti: si parlerà di fisiologia e di come le recenti scoperte nel campo delle neuroscienze, microbioma ed epigenetica ci aiutino a comprendere i processi della salute primale. Si parlerà poi di patologie materne e neonatali in modo interattivo, con lo studio di casi e autocasi.
Sul nostro sito è disponibile il programma e la scheda d'iscrizione. Appuntamento il prossimo 29-30 novembre a Roma per una full immersion di due giornate.

Scarica il programma in pdf
Scarica la scheda d'iscrizione



giovedì 29 ottobre 2015

RESPONSABILITA’ PROFESSIONALE: CHI DECIDE LE LINEE GUIDA?


Condividiamo e diffondiamo la lettera aperta dei colleghi di Milano (Alberto Donzelli, Alessandro Battaggia, Paolo Longoni, Giulio Mariani, Luca Mascitelli, Alessandro Nobili, Gianfranco Porcile e Alberto Aronica), la quale solleva un’importante questione emergente dalle modifiche proposte dall’On. Gelli al testo “Disposizioni in materia di responsabilità professionale del personale sanitario”:

Attribuire per legge alle Società scientifiche la titolarità di definire le Linee Guida per chi lavora nel SSN significherebbe per il SSN abdicare alla sua titolarità e responsabilità di tutela della salute dei cittadini assistiti. Per avere buone pratiche/linee guida di riferimento nazionali è necessaria la partecipazione di esperti senza conflitti di interesse, investimenti per formare professionisti idonei a valutare criticamente le prove disponibili e a sintetizzarle in bozze di raccomandazioni, da aprire ai contributi/commenti pubblici e della comunità scientifica prima dell’adozione.
La Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari ha stimato in circa 10 miliardi di Euro i costi della medicina difensiva attiva, cioè di quella quota di spesa sanitaria prescritta/erogata non per necessità di cura, ma per ridurre il rischio di contenzioso. Un’indagine AgeNaS 2014 su 1500 medici ha registrato come cause principali dichiarate del fenomeno una legislazione sfavorevole per i medici, il timore di essere citati in giudizio e le eccessive pressioni/aspettative di pazienti e familiari.
L’Onorevole Federico Gelli, responsabile Sanità del PD e relatore in commissione Affari Sociali della Camera del DdL sulla responsabilità professionale, si è mosso per porre un freno alla medicina difensiva. Recependo in parte il documento di un gruppo di lavoro tecnico che ha operato presso il Ministero della Salute, ha introdotto emendamenti per modificare la responsabilità dei professionisti sanitari.
Tra le principali novità, ci preme discutere quella che prevede che le buone pratiche e linee guida cui il medico deve attenersi (per limitare un possibile contenzioso) siano emanate dalle Società Scientifiche iscritte in apposito elenco istituito con decreto del Ministro della Salute. Il vigente decreto Balduzzi si limita a parlare di linee guida e buone pratiche “accreditate dalla comunità scientifica”. Già in questa generica versione ravvisavamo alcuni rischi potenziali, ma temiamo che la nuova più precisa formulazione possa portare a risultati molto diversi da quanto legittimamente auspicato, per i motivi di seguito espressi.
Gli emendamenti di Gelli                 
Negli emendamenti alle Disposizioni in materia di responsabilità professionale del personale sanitario (QS 8-10-2015), pur apprezzabili nell’intento, ravvisiamo gravi rischi per la sostenibilità del SSN, in questi specifici punti:
·       6. (Responsabilità penale dell’esercente la professione sanitaria). 1.… , nel rispetto delle buone pratiche e linee guida adottate dalle società scientifiche iscritte in apposito elenco, istituito con decreto del Ministro della salute, non costituiscono offese all’integrità psico-fisica.
·       «Art. 590-ter. (Morte o lesioni come conseguenze…). … nell’inosservanza delle buone
·       pratiche e delle linee guida adottate dalle società scientifiche iscritte in apposito elenco, istituito con decreto del Ministro della salute, è punibile in caso di dolo o colpa grave».
·       7. – (Responsabilità per inadempimento della prestazione sanitaria e responsabilità professionale…)…. 3. L’esercente la professione sanitaria… si attiene alle buone pratiche e linee guida adottate dalle società scientifiche iscritte in apposito elenco…
Condividiamo l’intento di contrastare la medicina difensiva, per il suo rilevante impatto economico improduttivo e i rischi per la salute di procedure non necessarie. Pensiamo, però, che queste formulazioni non raggiungerebbero l’obiettivo e creerebbero una situazione ancora più inflattiva e insostenibile.
Infatti, molti medici oggi prescrivono/erogano test diagnostici e interventi sanitari in eccesso non (solo) per mancata conoscenza e in violazione di linee guida evidence-based e ottimizzate nelle valutazioni di costo-efficacia, ma spesso proprio perché influenzati da pletore di “linee guida” specialistiche, spesso condizionate da:
·       a) logiche autoreferenziali
·       b) modelli di remunerazione degli attori in sanità che creano paradossali conflitti d’interesse con la salute
·       c) relazioni finanziarie con i produttori di farmaci, dispositivi, diagnostica.
Attribuire per legge alle Società scientifiche (costituite in genere per tutelare gli interessi dei cultori di ciascuna specifica disciplina) la titolarità di definire le linee guida per chi lavora nel SSN significherebbe per il SSN abdicare alla sua titolarità e responsabilità di tutela della salute dei cittadini assistiti, e a quella di ottimizzare a tal fine l’uso delle risorse assegnategli dalla Società.
Le Società scientifiche hanno certamente un ruolo, insieme ad altri attori, per costruire tali linee guida, ma nel quadro affrontato in seguito.
Perché le Società Scientifiche non vanno lasciate sole a definire le Linee Guida
Alcuni esempi aiuteranno a comprendere.
1.     Un Presidente della Società Italiana dell’Ipertensione raccomanda in pubblicazioni e dallo schermo di M.D.web tv Olmesartan, costoso sartano tuttora sotto brevetto e senza prove di ridurre la mortalità (a differenza di molti altri antipertensivi), come pressoché unica scelta (solo o associato) per l’ipertensione e altre 18 comuni patologie. Ma anche le Società Europee ESH/ESC, pur dichiarando “the main benefits of antihypertensive treatment are due to lowering of BP per se and are largely independent of the drugs employed”, non attuano valutazioni di costo-efficacia tra alternative delle quali si presuma analoga efficacia (com’è ragionevole attendersi, ad es., tra la maggior parte degli ACE-i, o dei sartani, tra cui però ci sono grandi differenze di costo per SSN e cittadini). Ma raccomandazioni per informare/orientare il clinico che tenga alla sostenibilità del nostro SSN dovrebbero esplicitarlo.
2.     Obiettivi di glicata troppo stringenti (media ~6,6% versus ~7,6%) nel diabete T2 non si associano a chiari benefici microvascolari, ma aumentano i rischi di mortalità CV e totale. Ciò si palesa nelle revisioni sistematiche di RCT se si stratificano correttamente i RCT con sponsor pubblici o no profit, sintetizzandone i risultati. Invece l’insieme dei RCT con sponsor commerciale non rileva aumenti di mortalità.
La convinzione che la glicata vada tenuta a <7% per la maggioranza dei diabetici, anche intensificando politerapie, non è fondata sulle migliori prove di efficacia e sicurezza, benché alimentata da Società di diabetologi.

Le Società scientifiche AMD e SID negli standard italiani 2014 per la cura del Diabete T2  (e sul sito AMD) continuano a raccomandare una triplice terapia orale quando metformina e un secondo farmaco non mantengano il “controllo della glicata” (in genere <7%), e di considerare l’inizio/aumento dell’insulina ogni 2-6 mesi per ridurre/mantenere valori di glicata ≤7%.
Confrontando tali raccomandazioni con il più prudente algoritmo AIFA, che pure AMD/SID hanno sottoscritto (!), o con revisioni sistematiche dei geriatri USA, si comprende quanto siano sbilanciate rispetto alle prove disponibili, e portino a consumi eccessivi/rischiosi di farmaci e tecnologie.
3.     La campagna AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica) di prevenzione del tumore prostatico segnala con merito stili di vita sani per la prevenzione primaria e terziaria, pur consigliando anche il consumo di vitamine-integratori come Vitamina E e selenio, con possibile effetto opposto.
Purtroppo però nella pubblicazione ufficiale, con contributo non condizionato di Sanofi-Aventis, l’AIOM ripropone il PSA di screening: “Nel dubbio va comunque fatto!… PSA resta consigliabile per tutti gli uomini >50 anni” (mentre il sito ministeriale scoraggia espressamente tale screening: “… allo stato delle conoscenze, si è ritenuto che i rischi legati alla periodica esecuzione del PSA siano maggiori dei suoi benefici”).
Anche le raccomandazioni relative delle Società Scientifiche Urologiche sono sbilanciate rispetto a quelle degli esperti di sanità pubblica.
Potremmo proseguire con esempi nella stessa direzione: le Società scientifiche di specialisti delle varie discipline enfatizzano le proprie prestazioni tipiche, ben più di quanto facciano medici di sanità pubblica, metodologi ed esperti indipendenti in HTA.
Proposte di soluzione per gli emendamenti
Dunque le Società Scientifiche non possono avere l’esclusiva per definire raccomandazioni d’appropriatezza nei confronti di comunità di cittadini-assistiti.
La definizione dei criteri d’appropriatezza (o di raccomandazioni/linee guida/percorsi Preventivo-Diagnostico-Terapeutico-Assistenziali rivolti ai professionisti sanitari di un territorio) deve, certo, veder coinvolte anche le rappresentanze delle discipline specialistiche, e della Medicina Generale. Ma le articolazioni del SSN (Ministero della Salute, Regioni, ASL) devono sedere agli stessi tavoli, come coordinatori e con proprie rappresentanze tecnico-scientifiche, con capacità di entrare nel merito delle valutazioni delle prove e mandato di tutelare gli interessi della comunità di riferimento.
Una cosa, infatti, è la responsabilità/autonomia decisionale del clinico verso il paziente che lo ha scelto, un’altra, che la Sanità pubblica non può eludere, è la responsabilità di formulare raccomandazioni basate sulle migliori prove esistenti rivolte ai professionisti, che poi ne terranno conto, con gradi di libertà e personalizzazione, nell’applicarle all’assistito che hanno di fronte.
Si ritiene che, per avere buone pratiche/linee guida di riferimento nazionali, sia opportuno riavviare un Programma nazionale, affidando il coordinamento suo e dei tavoli di lavoro a istituzioni tecnico-scientifiche pubbliche (ISS, Agenas,…), con adeguata partecipazione di esperti senza conflitti di interesse, investimenti per formare professionisti idonei a valutare criticamente le prove disponibili e a sintetizzarle in bozze di raccomandazioni, da aprire ai contributi/commenti pubblici e della comunità scientifica prima dell’adozione formale.
Per mettere a regime tale processo occorreranno certo anni, ma non pensiamo che “avere una linea guida sia sempre meglio che non averla”. Se sono linee guida non basate sulle prove (di efficacia, sicurezza, costo-efficacia, ecc.) e veicolo di conflitti d’interesse con la salute e la sostenibilità del SSN, meglio prendersi il tempo necessario per costruirne con tutti i requisiti.
E trovare comunque nel frattempo altri strumenti per ristabilire a chi spetti l’onere delle prove nelle cause per malpractice e scoraggiare cause azzardate verso chi esercita le professioni sanitarie.
Proposte di soluzione strategica dell’attuale conflitto di interessi tra Sanità e Salute
Infine, pensiamo si debba aprire una riflessione sul fatto che parte dei clinici, e parte di chi li informa e orienta, non agisce solo in base a scienza/prove scientifiche e coscienza/etica, ma anche a (umanissimi) interessi. Poiché questo terzo grande determinante dei comportamenti degli esseri umani, sanitari compresi, è imprescindibile, occorre ragionare su come allineare alla salute della comunità e alla sostenibilità del sistema sanitario anche gli interessi/sistema premiante degli attori in Sanità.
Va presa anzitutto coscienza del fatto che le modalità oggi prevalenti di remunerazione di tali attori e di finanziamento delle loro Organizzazioni non sono affatto allineate alla salute: per tanti di loro l’esito Salute non è conveniente.
La nostra principale proposta, illustrata in Allinearesanitaesalute.org, è far coincidere il sistema retributivo e premiante degli attori in Sanità con gli interessi di salute della popolazione. Pensiamo meriti di essere approfondita da chi ha l’onere di governare la Sanità italiana."

PER APPROFONDIMENTI: Il testo completo della lettera è riportato in un articolo pubblicato all’interno di Salute Internazionale, disponibile al seguente link: http://www.saluteinternazionale.info/2015/10/lettera-aperta-allonorevole-gelli/
Il testo “Disposizioni in materia di responsabilità professionale del personale sanitario” è stato proposto dalla commissione degli Affari Sociali alla Camera dei Deputati e rappresenta una sintesi di diverse proposte in materia giacenti in Parlamento e si compone di 10 articoli inerenti al tema della responsabilità professionale (il testo completo è disponibile al seguente link http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato5978777.pdf ).
L’On. Gelli, Relatore in Commissione Affari Sociali e Responsabile Sanità del Pd, ha recentemente proposto alcuni emendamenti di modifica del suddetto testo prima che si avvii l’approvazione del testo definitivo, fissata entro l’anno (il pdf degli emendamenti è disponibile al seguente link http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato4125370.pdf ).  




Un'iniziativa delle mamme dei Castelli Romani. Allattamento materno: la strada più sicura. Dal 6 settembre 2015 all'8 maggio 2016.

E’ partita il 6 settembre 2015, e durerà fino all’8 Maggio 2015, il 1 novembre farà tappa ad Albano Laziale. E' la campagna itinerante Allattamento materno: la strada più sicura, organizzata dalle associazioni La Goccia Magica, Chiara per i Bambini del Mondo ONLUS, Città delle Mamme Frascati, con la collaborazione dei partner Human Rights in Childbirth in Italy e l’APS CreAttivamenteOstetriche, con il patrocinio del Comune di Genzano di Roma e della Regione Lazioe il sostegno dei Centri di Servizio del Volontariato del Lazio SPES e CESV. Ad Albano Laziale domenica 1 Novembre 2015 il camper rosa sosterà in Viale Risorgimento nella piazza vicino al Museo Civico. 

Il tema della giornata è l’ecologia. L’ecologia della nascita. La gestazione, il parto, l’allattamento sono eventi fisiologici, le madri, donne in grado di dare alla luce i loro bambini, vogliono riportare l’attenzione sull’ecologia di questi eventi meravigliosi e delicati, la loro protezione è fondamentale come la necessità di proteggere il nostro pianeta. Le mamme proveranno ad esprimere il desiderio di poter partorire e allattare in modo del tutto naturale quando le condizioni di salute lo consentono, ma di avere le cure necessarie degli operatori, indispensabili per garantire il mantenimento della salute e per salvare la vita di mamma e bambino quando vi sono complicazioni. Madri volontarie e ostetriche forniranno, come nelle altre tappe, il sostegno e le consulenze a mamme che allattano, inoltre si parlerà del post-partum, delicato momento in cui vanno gettate le basi per un efficace avvio dell’allattamento materno. 

Le volontarie si faranno promotrici delle raccomandazioni per una buona nascita, per l'allattamento e anche per la riduzione del ricorso al taglio cesareo, quando non si tratti di un intervento salva vita. Ciò verrà spiegato meglio con la proiezione del documentario scientifico “MicroBirth” e ci sarà l’occasione di dibattere con la moderazione dell’avvocato Alessandra Battistiche  che da anni si occupa di questi argomenti a livello internazionale.

Alle ore 10.00 di domenica 1° Novembre il camper sarà in piazza dove sono previsti i saluti del Sindaco di Albano Laziale Nicola Marini, seguiranno poi i racconti delle mamme sulla nascita e sull’allattamento e un fitto programma descritto nella locandina allegata. Al solito, è previsto l’intrattenimento per i più piccoli.

Tutte le tappe del camper e l'evento di Albano Laziale


martedì 13 ottobre 2015

La Pillola Rosa e i desideri delle donne

Di Anna Maria Altobelli


EVEN THE SCORE (pareggiamo i conti), così si definisce un movimento femminista per il diritto delle donne alla “parità di orgasmo”. Migliaia di donne hanno fatto pressione sul congresso statunitense affinché l’ADDYI, nome commerciale del farmaco in questione, fosse approvato dalle autorità sanitarie (Food & Drug Administration) che avevano già respinto due volte, nel 2010 e nel 2013, la richiesta perché non lo ritenevano sicuro. Infatti questo medicinale, chiamato FILIBANSEINA, ha tra i possibili effetti collaterali crisi ipotensive , nausea, sonnolenza,  perdita della coscienza, come affermato dalle autorità sanitarie stesse. Non deve essere assunto insieme ad alcool, ad altri medicinali e da persone con problemi epatici.
EVEN THE SCORE potrebbe sembrare un movimento partito dal basso, ma la “coalizione” che lo guida comprende lobby finanziarie e  case farmaceutiche  come la Sprout  Pharmaceuticals che produce l’ADDYI. Queste, strumentalizzando alcuni contenuti delle istanze femministe, hanno denunciato la discriminazione di cui sarebbero state  vittime le donne se la Food & Drug Administration non avesse approvato il farmaco.
I progressi della ricerca e della medicina , come nel caso dei contraccettivi o dell’interruzione volontaria di gravidanza chirurgica e farmacologica, sono indubbiamente fondamentali per la libera scelta procreativa e libertà sessuale delle donne. Ma il femminismo non dovrebbe essere cooptato, strumentalizzato da aziende il cui obiettivo finale è il profitto e non il benessere delle donne.
Se si trattasse di una pillola che incrementa il piacere sessuale perché non usarla? Ma quello che offre l’ADDYI è meno divertente, perché agisce sul cervello invece che sui genitali e il disturbo che pretende di curare, il disturbo ipoattivo del desiderio (Hsdd), è  perlomeno sospetto. La PILLOLA ROSA agisce sui neurotrasmettitori  legati all’eccitazione, alzando i livelli di dopamina e serotonina, come per curare una carenza di tali sostanze. Viene distribuita dietro prescrizione medica quando viene diagnosticato un calo cronico o assenza del desiderio sessuale.
Tale diagnosi nasconde il malessere vero di molte donne, perché le condizioni che inibiscono il desiderio  sono quasi sempre di ordine emotivo, sociale, politico. La colpevolizzazione, gli abusi, il misoginismo, la repressione religiosa,  il dover compiacere gli uomini, una cultura legata all’idea che il sesso sia qualcosa che gli uomini fanno sulle donne piuttosto che qualcosa che due persone scambiano insieme, tutto questo e non solo priva le donne della “parità di orgasmo”.
Come scrive Rachel Hills in The sex myth: “Certo ci sono alcuni disturbi fisici-psicologici  come il vaginismo e la vulvodinia che rendono dolorosa la penetrazione, ma trovo interessante che tra tutti i problemi sessuali femminili, l’unico per il quale hanno deciso di trovare una cura sia quello di non avere abbastanza voglia di fare sesso”.
Dovremmo anche porci la domanda su chi sia autorizzato a fare tale diagnosi. La soddisfazione, il benessere nel vivere la sessualità sono percezioni molto soggettive. Stiamo parlando di esperienze che andrebbero esplorate con grande delicatezza e rispetto. Una campagna pubblicitaria spregiudicata e commerciale potrebbe indurre bisogni non autentici, fare emergere un problema là dove una donna si sentiva a proprio agio.
La definizione dell’Hsdd è una persistente mancanza di desiderio sessuale che crea malessere nelle donne o nei loro partner. O NEI LORO PARTNER! Ah questo è il punto: il farmaco non permette di avere più orgasmi, quello che fa è rendere le donne più consenzienti. La paziente tipo è stata individuata nella donna di mezza età, in fase di pre-menopausa. Ma non è proprio questa l’eterna questione? Con tutta la vergogna e il disonore di non essere più fertili, giovani, seducenti, con tutto lo stress e le preoccupazioni, il carico di lavoro fuori e dentro casa, occuparsi di figli non ancora autonomi, di anziani non più autonomi, di nipoti da accudire, come possono molte donne continuare a dire sì al sesso? Certo, possiamo sempre drogarle!
Una politica sociale che ci sollevi da questi carichi, l’emancipazione dal patriarcato, un percorso permanente di consapevolezza dei propri desideri e voglie, sono le sole “cure” di cui le donne hanno bisogno. È stato il femminismo a farci sentire padrone del nostro corpo, dei nostri desideri, a darci la forza di dire no.
Anche sull’ADDYI si prefigura un contrasto tra opposti schieramenti, dovremmo evitarlo. Piuttosto, ci troviamo di fronte ad un tema  complesso che richiede riflessione e confronto tra donne. Sarebbe sbagliato criticare coloro che useranno il farmaco, aggiungendo un ennesimo giudizio moralista sui comportamenti, sulle scelte. Se le donne saranno soddisfatte della PILLOLA ROSA, magnifico! Purché siano soddisfatti i loro desideri più veri.
Le donne hanno diritto di dire sì al sesso liberamente, ma questo diritto non vale nulla senza il diritto di dire no, di rifiutare quando non ne hanno voglia, senza essere umiliate, punite, curate, convinte di non essere normali. Non sono le donne ad essere malate, ma la società con la sua misoginia congenita e le sue aspettative contraddittorie nei loro confronti. E questa è la pillola più amara da mandare giù.

Molti passaggi e  informazioni sono tratte  da un articolo della giornalista britannica Laurie Penny, comparso sulla rivista Internazionale.