sabato 31 maggio 2014

Arriva La Gazzetta della Prolattina, la rivista di aggiornamento scientifico indipendente curata da La Leche League Italia

Ritorna l'aggiornamento scientifico curato da La Leche League Italia! 
La Gazzetta della Prolattina é l'evoluzione digitale della storica rivista L'allattamento moderno. E' noto il rigore scientifico delle pubblicazioni de La Leche League, una tra le poche fonti indipendenti di informazione sull'allattamento e sull'alimentazione infantile. 
L'invio é gratuito e l'iscrizione può essere fatta dal sito www.lagazzettadellaprolattina.it.
Un grazie alle donne volontarie grazie alle quali tutto questo é possibile. 
E buon lavoro al nuovo Comitato Editoriale.

La Redazione di CreAttivaMente Ostetriche



Comunicato Stampa
Logo LLL 35 anni

La Leche League Italia festeggia i suoi 35 anni di attività in Italia (e 58 nel mondo) con la realizzazione de Logo Gazzetta bianco
evoluzione digitale della storica rivista di aggiornamento scientifico LAM - L’Allattamento Moderno.

LAM- che dal 1993 ha accompagnato decine di migliaia di operatori scientifici, di Consulenti in allattamento e di genitori nelle conoscenze scientifiche sull'allattamento - ritorna in una veste rinnovata, al passo con le nuove esigenze comunicative del terzo millennio.
L'obiettivo che La Leche League Italia persegue con questa rivista scientifica è la diffusione di conoscenze aggiornate sull'allattamento, ed è al latte e all'allattamento che la prolattina rimanda: ci auguriamo che La Gazzetta della Prolattina possa proseguire il cammino che LAM, nel lontano 1993, aveva iniziato: fornire studio e approfondimenti per tutti gli operatori e le figure interessate, genitori compresi.
Quando il latte materno non si beve ma si studia è sempre stato e continuerà ad essere il filo conduttore della rivista: offrire aggiornamenti, studi, ricerche, rassegne di abstract per approfondire la conoscenza di tematiche rilevanti riguardo l’allattamento.
La Gazzetta della Prolattina è inviata gratuitamente a tutti gli operatori e le figure professionali che sono entrati in contatto con La Leche League Italia nel corso degli anni. È fruibile dal sito www.lagazzettadellaprolattina.it.
                                                                      
Per contatti relazioni.esterne@lllitalia.org cell 340 9126893
Logo Gazzetta beije

La Leche League è stata fondata nel 1956 negli Stati Uniti, è presente in Italia dal 1979. Alcuni dei suoi volumi, fra cui il pluriaggiornato “L’arte dell’allattamento materno”, sono stati tradotti in circa 30 lingue compreso il braille, e il suo servizio di sostegno e informazioni alle mamma che desiderano allattare ed agli operatori della salute raggiunge ogni anno in Italia circa 36.000 famiglie.

Il sito www.lllitalia.org è visitato ogni anno da oltre un milione di contatti che si fermano, in oltre la metà dei casi, per oltre 20 minuti di consultazione; La Leche League Italia è una ONLUS; ha un servizio di assistenza telefonica (199 432326) attivo 12 ore al giorno, dalle 8 alle 20, 7 giorni su 7, in cui si alternano ogni due ore turni di 3 Consulenti. le telefonate sono circa 25mila ogni anno. Negli oltre 2000 incontri annuali totalmente gratuiti che le Consulenti organizzano nella varie città italiane vengono sostenute ed informate direttamente più di 20mila persone, fra mamme in attesa, mamme che hanno già partorito, papà, nonni, operatori della salute. Negli ultimi 5 anni gli HELP FORM on line, un modulo da riempire indicando la richiesta con molte domande di approfondimento per indirizzare la mamma alla Consulente a lei più vicina o più adatta a risolvere il suo caso, sono  stati oltre 2000 l’anno e le famiglie che hanno ottenuto un sostegno scritto e motivato sono ad oggi circa 12mila. 

martedì 27 maggio 2014

Buone Pratiche evidence based nella promozione della salute delle donne. Napoli, 13-14 giugno 2014

Settimana ricca di eventi dedicati alle ostetriche a Napoli. Il Collegio organizza organizza il I Meeting Nazionale dei Collegi delle Ostetriche. Una buona occasione per incontrarsi e parlare dei temi che ci stanno a cuore. Maggiori info e scheda d'iscrizione sono disponibili sul sito




Nascere Napoli organizza il convegno "La figura dell'ostetrica. Passato, presente e futuro"


Necessità di una professione antica nella società contemporanea.

‘Parto ….dalle ostetriche’, che fa parte del nostro Progetto più ampio ‘Parto….da Napoli’, intende accendere un riflettore sull’importanza del ruolo dell’ostetrica, come competente e dedicata figura professionale, presente in tutte le fasi della vita di una donna legate alla sessualità, alla gravidanza, al parto, alla menopausa.
Mai come in questo momento, l’ostetrica deve avere coscienza, riconoscersi e rivalutarsi in quanto necessaria interlocutrice nel processo di crescita delle donne, deve prendere forza dal passato di ‘levatrice’ quando, in una società (non così lontana) veniva onorata con riconoscenza, per sviluppare una nuova ed efficace visione della propria professionalità. Una professionalità ‘autonoma’ nel rispetto delle proprie competenze, determinata a farsi spazio, con ogni possibile attività, nel pubblico e nel privato per poter conquistare il ruolo che le spetta.
 ‘Parto …..dalle ostetriche’, con questo Convegno vuole creare l’opportunità di ‘sentire’ la forza della propria professione come alleata delle donne e divulgare con spirito rinnovato e volitivo un nuovo modo di essere ostetrica.
 Dal Convegno partiranno azioni per la sensibilizzazione, attraverso i mezzi di comunicazione, i social network, modalità innovative e proposte che prevedono soprattutto la possibilità di una comunicazione ravvicinata tra donne e professioniste, scambio determinante per facilitare la conoscenza, i cambiamenti e promuovere nuove possibilità di lavoro.
Prenotarsi entro il 30 maggio 2014 inviando una mail a
info@nascerenapoli.it Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. o telefonando al 334 972.29.22

Scarica il programma

lunedì 26 maggio 2014

Un mare di bambini... un mare di profitti. Lettera aperta al prof. Giovanni Corsello, presidente della Società Italiana di Pediatria

Il prossimo 11 giugno inizierà il 70° Congresso Italiano di Pediatria, organizzato dalla Società Italiana di Pediatria. Il congresso é accreditato dal programma di Educazione Continua in Medicina e contribuisce alla formazione dei pediatri italiani. Le aziende finanziatrici sono queste. 


Un gruppo di genitori scrive al presidente della Società Italiana di Pediatria, Giovanni Corsello. Noi di CreAttivaMente Ostetriche abbiamo sottoscritto la lettera. Potete leggerla di seguito e visualizzare quanti hanno aderito sul link di Domodama.  Se la condividete, potete aderire, inviando una mail con le vostre generalità (nome, cognome, città e se volete un vostro commento) a domodamablog@yahoo.it

Aggiungiamo che, come come ricorda Judith Richter, “i regali delle imprese commerciali agli operatori sanitari, sotto forma di blocchi per appunti, stetoscopi, campioni di farmaci o alimenti per l’infanzia, inviti a pranzo, o pagamento dei costi di corsi e congressi, creano conflitti d’interesse finanziario. C’è sempre più attenzione nella letteratura medica sugli effetti dei regali dell’industria farmaceutica agli operatori sanitari: dare regali evoca la regola della reciprocità, crea un sentimento di debito in chi riceve il regalo assieme al desiderio di ripagare in qualche modo il favore. La consapevolezza di quest’obbligo spiega la nostra riluttanza ad accettare regali dalle persone con le quali preferiremmo non avere debiti, o quando non sappiamo cosa il donatore si aspetta in ritorno. Nel caso dei regali agli operatori sanitari l’obbligo, sebbene sia spesso tacito, è molto reale: prescrivere il farmaco di quella compagnia piuttosto di quello di un’altra. Tutti i regali delle compagnie hanno lo stesso effetto: indebitare il ricevente nei confronti del donatore e comprometterne potenzialmente il giudizio”. 




Lettera aperta al Prof. Giovanni Corsello
Presidente del 70° Congresso Italiano di Pediatria “Un mare di Bambini”
Palermo, 11-14 giugno 2014

Francesco Lojacono, La raccolta delle telline, 1884, olio su tela

“Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro: di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento..”
Tratto dal testo del giuramento professionale FNOMCeO

Gentile Prof. Giovanni Corsello,
siamo un gruppo di mamme e papà che, come tutti i genitori, hanno a cuore la salute dei propri figli. Portiamo inoltre un grande rispetto per i pediatri di famiglia, per i pediatri ospedalieri e universitari che da quando i nostri piccoli sono nati ci accompagnano nel prendercene cura.
Venuti a conoscenza del 70° Congresso Italiano di Pediatria che si svolgerà a Palermo dall’11 al 14 giugno dal titolo “Un mare di bambini”, desideriamo inoltrarle quale Presidente del Congresso, il nostro apprezzamento per l’organizzazione di un percorso formativo così nutrito che ci auguriamo possa incrementare la qualità delle cure offerte alle nostre bambine e ai nostri bambini.
Non riusciamo però a tenere celato il nostro disappunto nel vedere tra le aziende che supporteranno il Congresso varie ditte produttrici di alimenti per l’infanzia, in piena violazione del Codice Internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno (Art.7.5) e delle successive Risoluzioni dell’Assemblea Mondiale della Sanità (49.15, 58.32, 61.20).
In un momento in cui i rapporti tra salute e industria sono al centro dell’attenzione pubblica, in cui numerose evidenze scientifiche e pubblicazioni di bioetica mettono alla luce come i conflitti d’interesse influenzino l’operato dei sanitari, non possiamo fare a meno di manifestare le nostre preoccupazioni sulle conseguenze dei finanziamenti da parte delle aziende ai congressi sulla salute infantile, e più in generale ai pediatri.
Pur consapevoli del fatto che medici e aziende possano collaborare nelle sedi opportune, in primis nella ricerca e nello sviluppo di nuovi prodotti, assistiamo con crescente senso di allarme ad altre forme di interazione fra industrie portatrici di interessi in sanità (il cui legittimo fine è il profitto) e medici; tali collaborazioni sono più simili a vere e proprie attività di marketing che non ad azioni svolte per l’incremento della salute pubblica, che è invece la missione affidata ai medici. Temiamo infatti che queste costose iniziative da parte di produttori di sostituti del latte materno, e fra queste le sponsorizzazioni ai congressi, abbiano ricadute negative sia sulla salute dei bambini - per la riduzione delle percentuali e della durata degli allattamenti esclusivi (per i quali il nostro Paese non vanta purtroppo tassi in linea con i dettami dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e del nostro Ministero della Salute) - sia sui bilanci delle famiglie - per il ricorso a formule artificiali (oltretutto i cui costi sono molto superiori agli altri Paesi) - e comportino inoltre maggiori spese anche per il sistema sanitario e sociale per le conseguenze dei mancati allattamenti (si pensi anche alla salute della donna e dell’ambiente oltre che a quella dei bambini).
Come possiamo noi genitori, nella condizione di crisi valoriale ed economica in cui versa la nostra Nazione, non essere preoccupati e rinnovarvi la giusta fiducia? Perché non fare scelte virtuose che manifestino di fronte all’opinione pubblica autonomia e libertà da ogni possibile conflitto d’interesse e trasmettano dei valori autentici?
La vostra scelta della tela del Lojacono per rappresentare il Congresso, è una bellissima rappresentazione del lavoro minorile nell’800, ma non pensate che nel 2014 sia giunto il momento di sciogliere questo legame tra bambini e interessi degli adulti?
Nella speranza che “un mare di bambini” non sia mai più … “un mare di profitti”,
Vi auguriamo buon lavoro
Palermo, 23 maggio 2014
Manuela Tona
Enrico La Mantia
Monica Garraffa
Daria Simona Ruffino
Antonio Macaluso
Roberta Macaione
Daniele Santaguida
Daniela Thomas
Dora Bianca Sicilia
Maria Caterina Gallo
Elena Toscano
Nicoletta Di Bella
Francesco Paolo Trapani
Monica Li Vigni
Andrea Parrino
Ermanno Romano
Renato Filippone
Antonella Romana
Giuseppe Speciale
Alessia Dell’Aquila
Laura Genco
Maurizio Prinzi
Pasquale Mannino
Alice Patricolo
Marzia Distinti
Giuseppe Giammetta


giovedì 22 maggio 2014

Partorire a casa. Una questione di … sicurezza? di Ivana Arena

Partorire  a casa.

Una questione di … sicurezza?
di Ivana Arena

In questi giorni,  si sta parlando molto del parto  a casa,  in seguito alla delibera di Zingaretti che finalmente ne autorizza il rimborso parziale. Ciò  ha scatenato una ridda di commenti incentrati sulla sicurezza di questa pratica, anche rispolverando antiche leggende metropolitane *

Immaginiamo il seguente scenario:



30/05/2017 – Da  tutti i giornali è riportata la notizia che il Presidente della Regione Lazio ha finalmente sbloccato, dopo anni di attesa e dopo che in altre Regioni ciò era deliberato già da tempo, la possibilità di avere un rimborso sull’acquisto di una bicicletta per chi ne facesse richiesta. Il rimborso sarà di solo il 30% della spesa ma viene interpretato come un forte segnale del sostegno da parte della regione per la pratica dell’andare in bicicletta. Ecco le parole del Presidente: “Sappiamo tutti quanto andare in bicicletta possa essere benefico per i cittadini e immaginiamo che i vantaggi saranno anche di natura economica in quanto speriamo che l’incentivo possa diminuire il traffico e l’inquinamento in città.”   Naturalmente, ha precisato il Presidente della Regione Lazio,  chi vorrà fare richiesta di rimborso sull’acquisto di una bicicletta dovrà avere il benestare  del medico sportivo e un certificato di sana e robusta costituzione  altrimenti il rimborso non verrà concesso. La delibera ha  suscitato vivaci polemiche  a livello mediatico e la viva preoccupazione dei produttori di automobili i quali hanno divulgato un comunicato stampa che ha trovato ampio risalto, in cui si sottolineano “I rischi noti legati alla pratica di andare in bicicletta, con sicure e serie conseguenze a livello di incidenti e pericolosità, soprattutto per i bambini. Siamo certi che l’Italia non sia pronta per questa pratica visto che nel resto d’Europa, laddove purtroppo si incentiva l’uso della bicicletta, bisogna allertare un’ambulanza prima di mettersi in viaggio in modo che questa possa seguire il ciclista passo passo ed eventualmente soccorrerlo, senza considerare le spese che sarebbero necessarie per adeguare le nostre infrastrutture.” Il comunicato sottolinea anche come siano veramente pochi coloro che possono realmente pensare di andare in bicicletta con un minimo di sicurezza e come “bisognerebbe permetterlo soltanto a chi ha meno di trent’anni, è in condizioni di salute ottimali  e  non è alla prima esperienza,  criteri che escludono da questa pratica la maggior parte dei potenziali ciclisti”.  Di contro, conclude il comunicato, i soldi pubblici andrebbero usati per incentivare sempre più  l’uso  dell’automobile, un mezzo di trasporto notoriamente sicuro ed efficace. Le associazioni dei ciclisti rispondono che andare in bicicletta è sicuro purché si rispettino le giuste regole di prudenza,  risposta  passata in sordina in confronto al comunicato dei produttori di automobili.

*da molti anni si favoleggia a proposito della presenza di un’ambulanza sotto la casa di ogni donna che partorisce presso il proprio domicilio nei civili paesi del Nord Europa per spiegare perché da noi questo non è raccomandabile.  Una volta per tutte confermiamo che si tratta di una vera e propria leggenda metropolitana :-)


mercoledì 21 maggio 2014

SANITA’ LAZIO: FEDERAZIONE NAZIONALE DEI COLLEGI DELLE OSTETRICHE SU DECRETO REGIONE LAZIO ‘PARTO IN CASA’

Riprendiamo il comunicato riportato sul sito dell'AGENPARL.
Chi fosse interessata alla documentazione scientifica di riferimento può contattarci all'indirizzo creattivamenteostetriche@gmail.com

(AGENPARL) – Roma, 20 mag – La Federazione nazionale dei Collegi delle ostetriche plaude alla decisione adottata negli scorsi giorni dalla Regione Lazio, che con un Decreto firmato dal Presidente Nicola Zingaretti ha fissato una tariffa di 800 Euro per coprire le spese che deve affrontare chi sceglie di dare alla luce un bimbo tra le pareti domestiche La decisione si colloca all’interno di un progetto complessivo di riorganizzazione del sistema salute pubblico territoriale con un rafforzamento della rete consultoriale ed è imprescindibile dalla valorizzazione della figura professionale ostetrica. La FNCO apprezza la scelta della Regione Lazio poiché sottende una maggiore sensibilità verso la centralità della donna ed una particolare attenzione al rispetto della scelta della donna/coppia in merito al luogo dove vivere l’esperienza della nascita del proprio figlio. Si tratta di un modello assistenziale ostetrico già adottato in altri paesi che, all’interno di un sistema di cura basato sulla presa in carico precoce della donna, sulla continuità e personalizzazione dell’assistenza ostetrica, offre l’opzione del parto domiciliare a tutte le donne in salute che presentano una gravidanza ad evoluzione fisiologica. Lo studio di Janssen PA et al. “Outcomes of planned home birth with registered midwife versus planned hospital birth with midwife or physician”. CMAJ 2009;181:6-7;377-383 conferma che, in una popolazione selezionata, il parto a casa assistito da ostetriche competenti è associato ad una incidenza di mortalità perinatale comparabile a quella dei parti in ospedale e ad una riduzione dei tassi di interventi ostetrici e di alcuni esiti avversi materni e neonatali. La revisione Cochrane 2013 “Planned hospital birth versus planned home birth”, Olsen O, Clausen JA conclude inoltre che non vi sono dati sufficienti per affermare che il parto a domicilio sia meno sicuro rispetto al parto in ospedale. Ne deriva pertanto la necessità di attuare l’azione n. 8 (relativa alla formazione degli operatori) dettata dall’ Accordo Stato Regioni del 16.12.2010 “Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo” attivando, in raccordo con il MIUR, sistemi per la verifica ed adeguamento dei livelli formativi teorico-pratici delle scuole di specializzazione in ginecologia ed ostetricia, nonché in pediatria/neonatologia e del corso di laurea in ostetricia, in linea ed in coerenza con gli standard assistenziali.

martedì 20 maggio 2014

Comunicato stampa di Nascere in casa si può in risposta alle dichiarazioni del presidente della SIGO sul parto in casa

Sottoscriviamo e condividiamo il comunicato stampa di Marta Campiotti, presidente di Nascere in casa


Nascere in casa
Associazione Nazionale Ostetriche Parto a Domicilio
e Casa Maternità
www.nascereacasa.it


COMUNICATO STAMPA

Sostenere che il parto in casa sia pericoloso è come sostenere che andare in bicicletta sia pericoloso.
E' vero infatti, se .....non sei capace di andarci, se non metti il caschetto, se passi col rosso e se stai in mezzo alla strada!
Il parto non è una malattia, è una normale attività della vita, ma richiede sempre un sostegno e un accompagnamento, una vigilanza competente (fornita dall'ostetrica) talvolta un intervento specializzato (fornito dal medico, assistenza specialistica).
L'assistenza ostetrica nel mondo si basa sul concetto della "selezione del rischio" e della massima sicurezza possibile: in questa casa, in questo ospedale, con questa donna, in queste condizioni, il parto è a basso, medio o alto rischio?
La nostra Associazione da venti anni sostiene il valore dell'assistenza ostetrica a domicilio e in casa maternità in termini di salute, benessere e soddisfazione, una possibilità per una donna in salute e un bambino ben cresciuto e a termine: abbiamo assistito migliaia di donne in tutta Italia e attualmente stiamo elaborando una raccolta dati con l'Istituto Mario Negri di Milano.

Il parto extra-ospedaliero è una possibilità sicura per una donna sana ed un bambino sano, qualora avvenga secondo il criterio della LIBERTA' DI SCELTA CONSAPEVOLE e della ASSISTENZA APPROPRIATA:
continuità assistenziale (dalla gravidanza al puerperio)
assistenza personalizzata (quale è il luogo più sicuro per quella donna e quel bambino)
selezione dinamica (in ogni momento del processo travaglio/parto posso cambiare luogo)
ostetriche qualificate (formazione continua specifica ) presenti in due al parto
linee guida condivise e pubblicate sul sito www.nascereacasa.it
collegamento con un Ospedale di riferimento per i possibili trasferimenti in sicurezza

Infine, due precisazioni specifiche:
ci siamo formate anche in Olanda, dove il 30% dei bambini nasce in casa con la presenza della sola
ostetrica ed dove NON c'è mai stata l'ambulanza sotto casa, ma chi assiste ha ben chiaro il concetto
di "selezione" e responsabilità professionale.

Ben venga che chiudano gli Ospedali sotto i 500 parti: l'Ospedale deve garantire la miglior
assistenza possibile nel caso di medio e alto rischio nell'evento travaglio/parto: la qualità
dell'assistenza ospedaliera in caso di bisogno è una garanzia necessaria per l'assistenza a domicilio
in sicurezza.
E.....continuiamo ad andare in bicicletta.....perché è cosi bello!

La Presidente Marta Campiotti


Chi può avere il suo bambino in casa
di Marta Campiotti

Ciascuna donna che lo desidera
In buona salute e senza limiti di età
Che è arrivata al termine della gravidanza
E che inizi il suo travaglio spontaneamente
Contenta di affrontare questa avventura
Con un bambino ben cresciuto dentro di lei
Pronto ad uscire nella posizione migliore

Che cerca un ambiente raccolto intimo
Per essere liberamente sé stessa
Dove il silenzio, l'acqua, la voce, le mani del suo compagno
L'aiuteranno a dare alla luce il suo bambino
Sostenuta e guidata dalle ostetriche
Che lei stessa ha scelto come presenza
Che dà forza energia coraggio

Perché non dobbiamo avere paura delle figure di sostegno. Doula e dintorni: un tentativo di fare chiarezza


A cura di CreAttivaMente Ostetriche

Quello dell'’ostetrica è tra i ruoli sociali più antichi della storia dell’'umanità. E’ la donna che assiste il travaglio e il parto, conosce le donne della propria comunità, le loro storie, il loro stato di salute e le accompagna durante tutto l’arco della vita. E'’ una figura che esiste in tutte le società, da sempre.

Esistono altri ruoli sociali femminili, figure di supporto che sono presenti nei momenti importanti della vita di una donna e la sostengono, offrendo aiuto pratico ed esperto nella gestione quotidiana. Una di queste è quella che oggi chiamiamo doula. È una donna che ha già vissuto l'esperienza della maternità e che sta accanto ad altre donne in questo speciale momento. Il nome trae origine dalla parola greca schiava ed è stato scelto proprio per  significare l’estrema disponibilità di ascolto e sostegno che questa figura  vuole offrire alle donne.

Da wikipedia : La doula è una figura assistenziale non sanitaria che si occupa del supporto alla donna lungo tutto il percorso, dalla gravidanza fin dopo la nascita. È una donna che, forte della sua esperienza personale e della sua preparazione, offre un sostegno su misura, intimo e confidenziale, nel pieno rispetto delle scelte delle persone che si rivolgono a lei.
L'antropologa Dana Raphael usò per prima questo termine, per riferirsi a madri già con prole a carico, che assistevano le neo-madri nell'allattamento e nelle prime cure al neonato. Così il termine sorse inizialmente in riferimento al contesto del postpartum. Ma sappiamo quanto il sostegno emotivo assuma significato e importanza durante il travaglio: i ricercatori medici Marshall Klaus e John Kennell condussero studi clinici randomizzati dimostrando i vantaggi per la salute a breve e lungo termine della presenza silenziosa e non disturbante della doula durante il parto. Dunque una figura femminile di sostegno, non sanitaria: una "buona madre" che  conforta e sostiene. Nei paesi anglosassoni le doula si prendono carico anche di sostenere la donna nella sua scelta di interruzione della gravidanza: la "abortion doula" si offre di accompagnare un'altra donna in questo percorso, quando le difficoltà contingenti lo rendono troppo difficile e penoso.
Ma chi è l'ostetrica?

Da wikipedia: L'ostetrica è una professionista sanitaria che, in possesso del diploma universitario abilitante o della laurea e dell'iscrizione all'albo professionale, assiste e consiglia la donna nel periodo della gravidanza, durante il parto e nel puerperio, conduce e porta a termine parti eutocici con propria responsabilità e presta assistenza al neonato. Inoltre partecipa ad interventi di educazione sanitaria e sessuale  nell'ambito della famiglia e nella comunità; alla preparazione psicoprofilattica al parto; alla preparazione e all'assistenza ad interventi ginecologici; alla prevenzione e all'accertamento dei tumori della sfera genitale femminile; ai programmi di assistenza materna e neonatale. Contribuisce anche alla formazione del personale di supporto e concorre direttamente all'aggiornamento relativo al proprio profilo professionale e alla ricerca. L'ostetrica individua situazioni potenzialmente patologiche che richiedono intervento medico e pratica le relative misure di particolare emergenza. L'ostetrica opera nei consultori pubblici e privati, dove oltre a essere un costante punto di riferimento per le donne, riguardo all'uso della contraccezione e dell'interruzione della gravidanza, esegue pap test, tamponi, visite in gravidanza,segue la crescita dei bambini fino ai due anni, tiene corsi di accompagnamento alla nascita, sostegno all'allattamento e  riabilitazione del pavimento pelvico.

Anche se nella medicina moderna si è affermata come la figura sanitaria di riferimento per la salute sessuale e riproduttiva della donna, l'ostetrica, come la doula, è una figura di cura e sostegno, che nasce come sapere femminile trasmesso e arricchito da una generazione all'altra.

Perché allora, se le due figure hanno competenze  diverse e non sovrapponibili, sembrano tanto difficili la convivenza e la collaborazione tra ostetriche e altre figure di sostegno alle donne?
Abbiamo provato ad analizzarne le ragioni, raccogliendo le nostre idee, esperienze, perplessità, timori. Proponiamo in questo documento una sintesi di quelle che sono a nostro avviso le opportunità e i rischi della presenza sempre maggiore di figure di supporto di diverso tipo (doula, mother assistant, educatrici perinatali, mamme di sostegno tra pari e altre). Consideriamo questo documento un punto di partenza, una riflessione in progress che vorremmo approfondire e allargare a quante si occupano di salute al femminile.

Cosa implica la presenza di figure di supporto non professionali dalla prospettiva delle donne
Cominciamo con le opportunità.

Il bisogno emergente di non essere lasciate sole. Ci sembra che la presenza di queste figure di supporto risponda oggi a un bisogno emergente delle donne, delle coppie e delle famiglie. Da sempre, le donne sono state sostenute da altre donne durante la nascita e il puerperio. Mentre la levatrice si occupava della parte più direttamente legata alla salute della madre e del bambino, le nonne, le sorelle, le madri, all’interno della comunità di donne, si prendevano cura della neomamma. I profondi cambiamenti sociali, la famiglia mononucleare, la disaggregazione sociale legata all’urbanizzazione, la permanenza al lavoro delle donne (madri, nonne) fino ad un’età avanzata, hanno fatto venire meno questa rete di sostegno da donna a donna nelle società moderne. Pensiamo alle donne. Dopo la dimissione dall’ospedale sono sole. Non solo manca la continuità assistenziale professionale dell’ostetrica e le visite in puerperio a domicilio garantite, ma manca soprattutto il sostegno quotidiano all’interno della famiglia e della comunità. E’ normale ed è, anzi, un’opportunità, che laddove il bisogno delle donne continui a essere presente subentrino altre figure di sostegno. Il sostegno tra pari è considerato da tempo nel mondo scientifico una buona pratica ed è comune e molto diffuso in vari ambiti della salute pubblica. Nel percorso della nascita, è raccomandata dalle più importanti politiche nazionali, incluse le iniziative Amiche del Bambino promosse da OMS e Unicef e sostenute dal Ministero della Salute. 

Il bisogno di sostegno emotivo e di aiuto pratico. Le donne, le coppie, hanno diversi bisogni. Tra questi c’è il bisogno di sentirsi comprese, non giudicate, sostenute emotivamente e praticamente nel quotidiano. Le figure di sostegno, doula, mamme di sostegno, mother assistant e altre, fanno anche questo. Sono presenti, come un albero alla cui ombra la neomamma si può fermare a riposare. E offrono quell’aiuto pratico di cui una coppia con un bambino piccolo ha tanto bisogno; aiutano la coppia a fare il punto dei propri bisogni e se ne prendono cura con l’ascolto e con attività concrete, come occuparsi dei bambini più grandi o verificare che in frigo ci sia qualcosa da mangiare. Queste attività di cura sono, da sempre, patrimonio del sostegno delle donne alle donne. 

La “cura” come patrimonio della vita quotidiana. Le cure che si prestano al proprio bambino possono tornare a far parte della cultura della donna e della coppia. Attualmente le coppie si rivolgono al professionista per ogni cosa, anche quando le cose fanno in realtà parte della normalità quotidiana. La presenza di altre mamme, non professioniste, stimola i neogenitori a fare appello alle proprie risorse, promuove empowerment e rinforza la cultura della normalità.

Quali sono i rischi legati alla presenza di figure di supporto non professionali, visti dalla prospettiva delle donne?

L’affidabilità della figura di sostegno. Per “affidabilità” intendiamo il fatto che ciò che la figura di sostegno dice o fa sia adeguato. Questo concetto è fortemente collegato alla formazione delle figure di sostegno, attualmente non regolamentata e comunque non verificabile dalle coppie, e all’assunzione di responsabilità per il proprio operato. Al momento non è possibile per una coppia capire esattamente che tipo di formazione abbia ricevuto la figura di sostegno. Su questo punto c’è molta confusione che aumenta quando viene usata la parola “professione” e titoli accademici come “dott.ssa”. Dire “dott.ssa Paola Rossi, doula” è confondente per l’utenza, perché induce a pensare che la doula sia portatrice di una laurea. Se Paola Rossi è economista, farmacista, sociologa, fisico nucleare, avvocato o altro, il titolo di Dottore va usato in modo appropriato. Non intendiamo mettere in discussione la qualità di tutti i corsi di formazione per figure di sostegno, su cui sarebbe comunque opportuno fare maggiore chiarezza, ma riteniamo che la trasparenza nei confronti dei cittadini sia essenziale. Il secondo aspetto riguarda la verifica dell’operato delle figure di sostegno. Se esiste, per le professioni sanitarie, un chiaro quadro normativo e giuridico di riferimento, non è la stessa cosa per le figure di sostegno. In assenza di una regolamentazione in materia, attualmente non è possibile verificare la competenza e l’aggiornamento di queste figure. Nel caso in cui la formazione non sia verificabile e la competenza dubbia, si rischia di aggiungere ulteriori presenze di disturbo sul percorso della mamma e del bambino. Non solo. Informazioni errate o atti pericolosi possono essere un rischio per la salute della madre e del bambino. Questo può accadere anche con i professionisti sanitari, ma in questo caso la malpractice è soggetta al controllo dei servizi sanitari e degli ordini professionali oltre che sanzionabile per legge.

La - poca - chiarezza sul ruolo. Un altro rischio è legato al significato di alcune parole, che possono essere interpretate dalle donne come appartenenti ad una professione sanitaria. Infatti, "assistere" un travaglio in campo sanitario vuol dire mettere in atto una competenza professionale sanitaria ben definita e specifica, al contrario nel linguaggio comune la parola "assistere" allude al semplice essere presente. Lo stesso equivoco può nascere con espressioni come “assistere” la gravidanza, il parto, il puerperio o “accompagnare l’allattamento”. Sono termini che, usati in ambito sanitario, acquisiscono una precisa valenza. Se utilizzati da figure di sostegno possono indurre le donne e le coppie a confondere i ruoli e ad avvalersi di un servizio credendo, invece, di avere a che fare con una figura sanitaria.

Vediamo ora cosa implica la presenza di figure di supporto non professionali dalla prospettiva delle ostetriche. Cominciamo con le opportunità.

Un’azione sinergica per obiettivi comuni. Il percorso della nascita è oggi dominato da figure mediche che, come mostrano chiaramente i dati epidemiologici, seguono la quasi totalità delle gravidanze fisiologiche, spesso nel settore privato. Negli anni, questo fenomeno ha prodotto una profusa medicalizzazione della gravidanza, del parto e dell’allattamento. Nelle gravidanze fisiologiche i costi e gli esisti di salute sono migliori (ad esempio per il minore ricorso a inutili indagini diagnostiche in gravidanza,  al taglio cesareo e all’uso di sostituti del latte materno) quando l’assistenza è garantita da figure professionali, come l’ostetrica, preposte alla fisiologia. La collaborazione attiva tra ostetriche e doula, mamme esperte o altro, può essere utile per promuovere percorsi “di cura” (la care degli anglosassoni) centrati sulla fisiologia, sull’empowerment e sulla reciproca valorizzazione come figure professionali e di sostegno, ognuna per la propria competenza.

Concentrarsi sul proprio ambito sapendo che l’altra farà il resto. Chi segue i puerperi a domicilio conosce la frustrazione che spesso si prova in queste situazioni. Sono qui adesso, ti offro ascolto, empatia, competenza professionale, ma poi me ne torno al consultorio o nel mio ambulatorio, mentre tu avresti tanto bisogno di qualcuno che ti tenga il piccolo mentre ti fai una doccia, o che faccia qualche lavatrice, che parli con la suocera indirizzandola verso le cose utili da fare in questo momento come ad esempio cucinarti qualcosa di buono mentre tu allatti invece di voler a tutti i costi nutrire il piccolino con un biberon. O qualcuno che dia un’occhiata alla poppata e ti dica che va tutto bene e che ti aiuti a gestire il bambino più grandicello, i cui bisogni in questo momento rischiano di passare in secondo piano. Per quanto siamo piene di buona volontà, ci sono bisogni delle neomamme e delle coppie a cui non siamo in grado di rispondere. Le figure di sostegno fanno questo. E spesso lo fanno molto bene. Sono l’opportunità per le donne di non trovarsi da sole quando tornano  a casa senza,  cito una puerpera, “le istruzioni per l’uso”. Questo significa che possiamo insieme “prenderci cura della madre”, e se io domani non sarò in questa casa, a meno che non ci sia un bisogno specifico, la doula o la mamma di sostegno ci sarà. E se lavoriamo in sinergia, di fronte a qualsiasi segnale di disagio o problema, saremo in grado di fare insieme il punto della situazione e decidere come procedere, ognuna per la propria parte. Da donne, questa è l’assistenza alla quale abbiamo diritto.

Un valido supporto all’assistenza professionale. Le figure di sostegno possono essere una risorsa e un supporto anche per l’ostetrica. Condividiamo il supporto emotivo alla coppia, l’offerta di informazioni, il sostegno e la gestione di alcuni aspetti di fisiologia. Una mamma di sostegno ben formata è in grado di valutare una poppata e di dare informazioni di base alla mamma, riferendo eventualmente al consultorio, all’ostetrica o al pediatra i casi che richiedono una competenza professionale. Queste figure rappresentano sia una concreta opportunità per le donne di avere accanto qualcuno che le sosterrà nella scelte che la nuova condizione pone davanti, sia una preziosa collaborazione per le ostetriche che, spesso, non riescono a rispondere alle difficoltà pratiche che nascono con una nuova famiglia.  Certo le ostetriche e i medici possono essere anche "doule" e non il contrario, ma il loro ruolo sanitario non prevede, giustamente, l’aiutare nelle faccende domestiche, nella gestione degli altri figli, nel sostegno emotivo prolungato, che invece è storicamente il primo compito di quella famiglia che nel nostro tempo si è spesso ridotta al piccolo nucleo centrale.

Quali sono i rischi legati alla presenza di figure di supporto non professionali dalla prospettiva delle ostetriche?

Sconfinamento e “abuso di professione”.  Sappiamo che tra diverse figure, professionali e non, non ci sono mai confini netti ma zone grigie dove le diverse professioni si incontrano e si integrano (e a volte si scontrano). E’ così con gli psicologi che si occupano di accompagnamento alla nascita, con i pediatri e ginecologi, con gli infermieri e infermieri pediatrici, osteopati, fisioterapisti, educatori, con le mamme di sostegno e via dicendo. Ma quando siamo nell’ambito delle professioni regolamentate i confini, per quanto sfumati, sono abbastanza chiari sia a noi sia ai cittadini. Nel caso delle figure di sostegno non è così e spesso incappiamo in situazioni nelle quali le donne non hanno affatto capito che essere seguite in gravidanza e durante il parto da una doula non è la stessa cosa di essere seguita da un’ostetrica. In alcuni casi, la scelta della donna è basata sull’opzione economicamente più vantaggiosa, non avendo chiara la differenza tra competenza professionale e sostegno. E’ molto importante a nostro avviso fare chiarezza su quali siano i confini della figura di sostegno, e renderli comprensibili in maniera inequivocabile anche alle persone che fanno ricorso ai loro servizi. Riteniamo che gli abusi di professione, qualora accertati, vadano perseguiti.

Concorrenza sleale in un mercato del lavoro stagnante. Il titoletto è volutamente provocatorio. Quelle di noi che hanno anni di esperienza e sono inserite nel sistema non si sentono minacciate dalle figure di sostegno che, al contrario, vediamo come preziose alleate. Ma il pensiero va necessariamente alle nuove generazioni di ostetriche. In assenza di volontà politiche forti, le ostetriche non riusciranno a recuperare quella collocazione a fianco delle donne che hanno avuto in passato. Da troppi anni siamo state relegate nelle sale parto, spesso scollegate dai contesti territoriali e comunitari, viviamo sulla nostra pelle la demonizzazione del parto a casa (altro che Evidence-Based Medicine, manco le streghe!), partecipiamo troppo marginalmente all’assistenza alla gravidanza e alla formazione universitaria, che è ancora gestita prevalentemente da medici e poco centrata sulla promozione della salute, sulla fisiologia e sull’empowerment. In questo quadro e con l’attuale contrazione del mercato del lavoro, le giovani laureate hanno poche speranze di trovare la propria strada. E’ urgente far ripartire i modelli di midwifery care basati sulla continuità assistenziale e sull’assistenza one-to-one. Non possiamo delegare alle giovani laureate il compito di ricavarsi spazi assistenziali nel settore privato. In un mercato del lavoro asfittico, con la competizione di altre figure mediche, come i ginecologi, e la presenza di figure di sostegno che offrono – in apparenza – gli stessi servizi, le giovani generazioni hanno poca speranza di trovare una propria collocazione.

I punti di cui sopra non sono esaustivi, sono quelli che abbiamo condiviso in ore di discussione tra noi e con altre colleghe di diversa età ed estrazione professionale.

Ci sono alcune azioni che secondo noi sono urgenti.
1. Fare chiarezza sui ruoli. Le istituzioni ostetriche, le associazioni di riferimento delle figure di sostegno e i media devono impegnarsi a fare chiarezza sui ruoli. Anche le singole persone devono avere la correttezza di spiegare all’utenza quali siano i servizi offerti e quali i confini. Per questo, le istituzioni ostetriche e le associazioni potrebbero concordare un documento comune, da diffondere attraverso i media e nell’assistenza diretta, che spieghi quali sono le differenze e le sinergie e, soprattutto, in quale modo le figure professionali e di sostegno rispondano a specifici bisogni delle donne e delle coppie e quali siano i vantaggi di ricevere un’assistenza centrata sulla fisiologia rispetto all’assistenza medica, più votata alla patologia.
2.   Fare chiarezza sui termini. Chiarire in modo inequivocabile quali siano i termini da usare per le diverse figure coinvolte, ad esempio, nel percorso nascita. Per evitare equivoci, il termine “assistenza” dev’essere, secondo noi, riservato all’assistenza professionale secondo quanto stabilito dalla legge. Per le altre forme di sostegno sarà necessario proporre una terminologia ad hoc. Il documento proposto al punto precedente potrebbe aiutare a fare chiarezza anche in questo senso.
3.  Intraprendere azioni urgenti di promozione della fisiologia e delle sue professioniste. Crediamo che le istituzioni ostetriche debbano intraprendere azioni urgenti per promuovere la presenza delle ostetriche in tutte le sedi in cui sia necessario l’accompagnamento professionale per la salute della donna e dell’età evolutiva, richiedendo con forza l’attivazione di modelli di continuità assistenziale che includano, tra l’altro, gli ambulatori per la gravidanza fisiologica, l’offerta attiva di Incontri di Accompagnamento alla Nascita, l’assistenza al parto e al puerperio a domicilio, la riabilitazione del pavimento pelvico, l’accompagnamento e l’assistenza all’allattamento. E non solo. E’ necessario garantire a tutte le donne l’accesso agli screening e alle attività di prevenzione. Ogni donna che muore oggi di cervico-carcinoma è uno schiaffo al sistema. Vanno intraprese azioni urgenti per garantire l’accesso di tutte le donne ai servizi e promuovere l’inserimento professionale delle giovani laureate. L’alleanza con le donne, con le associazioni e con le figure di sostegno è uno degli strumenti per portare queste istanze nell’agenda politica.
4.    Garantire la competenza delle laureate in ostetricia, in particolare nella gestione della fisiologia. Crediamo che sia importante investire con sempre maggiore vigore nella formazione curricolare universitaria, garantendo che tutte le laureate abbiano padronanza della gestione autonoma dell’assistenza alla fisiologia nel percorso nascita, alla gravidanza, al parto, all’allattamento e in tutti gli ambiti di competenza ostetrica. Per questo, i percorso di formazione devono garantire tirocini e accompagnamento all’assistenza autonoma, anche dei parti e dei puerperi a domicilio.
Per concludere, crediamo che le doula, come altre figure di sostegno, siano la migliore espressione dell’empowerment femminile. Sono quelle donne che, forti della propria esperienza, decidono di crescere e di costruirsi una competenza da mettere al servizio delle altre donne. Sono quelle che vorremmo avere nei gruppi durante gli incontri di accompagnamento alla nascita, nel dopo parto, per la menopausa, trascinatrici, visionarie, piene di energia, proattive per sé e di stimolo per le altre, sorelle, anche un po’ rompiscatole. Molte di noi, se non fossero ostetriche, sarebbero “donne di sostegno” perché l’idea della sorellanza è parte del nostro modo di essere ostetriche. 
In una società ideale, ostetrica e figure di sostegno dovrebbero entrambe essere presenti a fianco della mamma e della famiglia e lavorare in sinergia. In altri Paesi, come la Francia e l’Inghilterra, la presenza della doula o della mother assistant a domicilio è presa in carico dal servizio sociale.

In questa fase, riteniamo che la posizione di chiusura delle istituzioni ostetriche non aiuti, mentre aiuterebbe parlare della differenza dei ruoli e cercare sinergie per offrire migliori servizi alle donne e maggiori opportunità di inserimento professionale per le giovani. Una collega del servizio pubblico ci ha riferito che, da quando lavora in collaborazione con le associazioni di sostegno, l’ostetrica è ritornata a essere una figura di riferimento nel percorso nascita e sono aumentate significativamente le richieste di assistenza alla gravidanza fisiologica da parte dell’ostetrica. Questa sinergia è nell’interesse di tutte le figure coinvolte.

Rinunciare al confronto, al dibattito sui punti che ci stanno più a cuore significa lasciare spazio a una sola voce. Noi vogliamo parlarne, discuterne nelle sedi istituzionali e non, e cercare soluzioni che vadano nell’interesse di tutti, prima di tutto delle donne.

Il Direttivo di CreAttivaMente Ostetriche